Questa è la storia di Pietro, un allegro signore che ha superato i sessanta e che vive isolato, ma non solitario, a chilometri di distanza dal primo centro abitato.
Dalle ceneri di una vita senza speranza, Pietro ha ricavato terreno fertile per la sua personale conversione, della modestia della suo rifugio ha fatto una reggia e, in simbiosi con la natura, ha ritrovato una saggezza primigenia, dimenticata dall’uomo di città.
Credenti o meno, l’esperienza di Pietro ha qualcosa da insegnare ad entrambi.
“Cercavo e trovai,
ma in verità trovai
perché fui trovato.”
È così che vuole presentarsi Pietro, sorridente eremita (anche se non ama questa definizione) che non disdegna visite di amici e curiosi che vogliono capire il perché di una vita che può scuotere con semplicità disarmante chi si trova nel cuore della società, legato da relazioni artificiali e desideri indotti, circondato da miriadi di oggetti, come fossero protesi utili solo a sostenere alla meno peggio una condizione di cattività.
Anni turbolenti prima della svolta
Scappato a 15 anni da casa per cercare libertà e un amore che forse non trova in famiglia, vaga per i seguenti 15 in Italia e in Europa, vivendo con i giovani del suo tempo tra comunità autogestite lavori saltuari e l’uso, sempre più condizionante, della droga.
Quando la sua fidanzata appena maggiorenne finisce in ospedale proprio per la sua tossicodipendenza, inizia a tirare le somme di una vita che vede nella morte precoce un epilogo fin troppo prevedibile, per lui e per molti della sua generazione.
Inizia (o forse continua) quindi la sua ricerca di un senso, forse di quell’amore con la A maiuscola agognato da adolescente, in fuga da Monopoli, la sua città. Da qui l’avvicinamento al Vangelo in forma autonoma, personale, ben poco formale e ortodossa ma sostanziale.
A predicare la conversione
Lasciato dalla fidanzata, che preferisce le sostanze stupefacenti alla sua svolta interiore, intraprende un nuovo viaggio in giro per il mondo. Con i pochi soldi che guadagna durante i mesi nei quali lavora presso un villaggio turistico in Olanda, sacco a pelo in spalla, questa volta ha una missione: predicare la sua fede ritrovata.
Lo fa per 10 anni, giungendo pure in Sudamerica. Nonostante il fervore, arriva però un momento in cui si sente svuotato, incapace di trovare la forza per andare avanti e, come dice lui, anche solo di pregare.
Ricostruire un rudere per ricostruire sé stessi
A 40 anni sente il bisogno di tornare a casa. Alcuni amici di Terni conosciuti durante il suo girovagare lo aiutano a trovare un vecchio rudere da ristrutturare sul monte Aspra, nel Comune di Ferentillo in Umbria.
Qui ha inizio l’ultimo (per ora) avvincente capitolo di una vita in costante ricerca di una consapevolezza interiore che, come ci suggerisce Pietro, rifugge i luoghi affollati, i centri commerciali, il gossip televisivo e altre rigogliose quanto vuote distrazioni messe a disposizione dell’uomo moderno, un uomo dimezzato in cambio di comodità e certezze prefabbricate.
Non sono pochi i video su Youtube che lo vedono disponibile e sempre ospitale, mentre parla della sua esperienza, di come ha lavorato per rendere abitabile il rudere senza tetto e circondato dai rovi, di come il rivolo di una sorgente lontana un chilometro, lo rifornisca di acqua e di come si possa, in definitiva, vivere con spirito libero e rinnovato con una ricchezza che di certo il denaro non può comprare.
“Dopo tanto viaggiare, non ho imparato così tanto come da quando sono qui fermo nello stesso posto.”
Molto bello il docufilm “Coming Home” di Emanuele Pecorari che con la delicatezza di riprese e montaggio poco artefatti, ci restituisce fedelmente i momenti della giornata di Pietro: i suoni della natura che circonda la sua dimora, così come le sue pacate riflessioni, il racconto della sua vita, le vivaci chiacchierate teologiche con amici ed anche un esempio della sua cucina rustica.
Altro video interessante è quello di Danilo Rigon. Si tratta di una lunga e divertente intervista dove Pietro ci racconta le dinamiche di una vita senza bollette e dove farsi una doccia con vista sui monti, è un lusso che, a conti fatti, non tutti possono permettersi.