Il Great Himalaya Trail si estende per oltre 1500 km attraverso il Nepal, unendo una serie di sentieri di più brevi in un unico percorso che si snoda per tutta la lunghezza del paese.
Gran parte di questo tracciato si sviluppa lungo territori poco sviluppati, offrendo ai visitatori uno sguardo sull’Himalaya che rimane in gran parte fuori dai sentieri battuti. Naturalmente, questo attira le anime avventurose verso il GHT, come l’ultrarunner Ryan Sandes che ha impegato 25 giorni per attraversare il sentiero da un capo all’altro, portando a casa alcune importanti lezioni sulla vita e l’avventura.
Nel marzo di quest’anno, Sandes e il suo amico Ryno Griesel hanno completato il percorso del GHT nel tempo record di 25 giorni ed è un primato che molto probabilmente resterà per molto tempo. Attualmente Sandes si sta allenando in Europa per il prossimo Ultra-Trail du Mont-Blanc, che si svolge tra un paio di settimane.
“La montagna mi permette di fuggire dalla realtà e correre sui pendii” dice Sandes “per me la montagna è diventata un luogo di meditazione. Mi trasmette la voglia di sognare e ha contribuito a rendermi la persona che sono oggi. Correre in montagna è molto più di uno sport per me, è diventato il mio stile di vita.”
“Amo le sfide fisiche e mentali davanti a cui ti pone, così come il senso di libertà che riesce a darmi.”
Che cosa ha scoperto esattamente Sandes sul Great Himalaya Trail? Possiamo imparare qualcosa anche se non siamo ultrarunner?
1. Un passo per volta
“A volte penso troppo al futuro e poi mi ritrovo stressato. Sul Great Himalayan Trail sono stato costretto a pensare giorno per giorno – era troppo impegnativo per fare diversamente. È stato bello imparare ad essere davvero presenti nel momento, nel qui e ora.”
2. Sii generoso
“I nepalesi sono incredibili, sono accoglienti e solidali. Mi hanno insegnato che anche una piccolo aiuto può fare una grande differenza nella vita di una persona. I nepalesi in montagna vivono una vita semplice ma molto legata alla famiglia e alle amicizie. In Occidente la vita si svolge ad un ritmo talmente frenetico, che a volte dimentichiamo di dare priorità alla persone importanti. Il Nepal mi ricorda la semplicità e di perseguirla.”
3. Concentrati sulle piccole cose della vita
“Nella società moderna la competizione è tanta, si deve mirare sempre in alto, ma occorre anche accontentarsi delle cose meno appariscenti della vita. Possiamo diventare così focalizzati su un obiettivo che a volte il resto ci risulta privo di valore, vuoto. Il segreto è trovare l’equilibrio tra i grandi obiettivi e le piccole cose della vita quotidiana.”
4. Non pensarci troppo
“Ho imparato che sono un po’ maniaco del controllo e nel contempo che ci sono così tante cose che non posso realmente controllare. Preparasi e prevedere è saggio, ma occorre anche reagire di fronte ai cambiamenti repentini che ti vengono imposti lungo la strada. Sull‘Himalaya avevamo un piano abbastanza dettagliato, ma alla fine di ogni giorno, ci rendevamo conto che era saltato tutto. In effetti, l’imprevedibilità è la cosa che rende tutto più divertente, non certo programmare e pensare troppo.”
5. La mente guida il corpo
“Durante la marcia ho avuto un periodo di due giorni in cui mi mancava davvero casa. È stato interessante notare che quel periodo ha coinciso con il più difficile anche dal punto di vista fisico. Per contrastare questa situazione mi sono detto che era un’opportunità unica, che era una mia decisione quella di essere lì, e che molte persone sognavano di fare quello che io stavo facendo. Mi sono anche concentrato sul territorio che attraversavo e sull’interazione con la gente del posto. Questo ha decisamente migliorato le cose.”
Certo non dobbiamo essere dei veri ultrarunner per applicare questa filosofia alle nostre vite e Sandes ci dà un motivo in più per riflettere sulle sfide, grandi e piccole che dobbiamo affrontare ogni giorno.