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Il Crazy Horse Memorial, incompleto ma già leggendario

Larga 195 metri ed alta 172, sarà la più grande scultura nella storia dell’umanità, eppure pochi la conoscono. Come mai? 

Molte di queste opere d’arte sbalorditive create nel contesto del paesaggio naturale sono diventate simboli di interi paesi, attirando migliaia di visitatori. Un caso è certamente quello del famoso monumento del Monte Rushmore, che ritrae i presidenti americani Washington, Jefferson, Lincoln e Theodore Roosevelt.

La foto che, secondo alcuni esperti, ritrae Cavallo Pazzo nel 1877

Tuttavia nelle Black Hills del South Dakota, non lontano dal Monte Rushmore, c’è un altro imponente monumento che, seppur incompleto, ridimensiona l’epico sguardo dei presidenti americani. Stiamo parlando del Crazy Horse Memorial. Non c’è da stupirsi che sia meno noto della montagna dei presidenti, perché celebra una leggenda dei nativi americani: Crazy Horse, ovvero Cavallo Pazzo. Come descritto sul sito ufficiale del progetto, è un memoriale dedicato a tutte le tribù native americane ed è considerato l’ottava meraviglia del mondo anche se ancora in costruzione.

Cavallo Pazzo, che era un leader dei Lakota Sioux, è stato a lungo una figura controversa nella storia del Nord America. Viene ricordato come uno strenuo difensore delle tradizioni dei nativi americani ed un personaggio determinante della sconfitta di George Armstrong Custer nella battaglia di Little Big Horn.

Una risposta al Monte Rushmore

Il capo della tribù Lakota Henry Orso in Piedi, e come lui le altre tribù dei nativi americani, considerava la scultura del Monte Rushmore una vera provocazione. Completata sette anni prima che il progetto del Crazy Horse Memorial iniziasse, decise di chiedere a Korczak Ziolkowski, già assistente dei lavori al Monte Rushmore, un monumento in onore di un uomo divenuto leggenda per i nativi americani.

Lo scultore Korczak Ziolkowski e Henry Orso in Piedi, il capo ereditario Brule-Sioux

Ziolkowski accettò e il progetto prese vita nel 1946, quando venne identificato il Thunderhead Mountain come il luogo ideale per creare il Crazy Horse Monument. I primi esplosivi furono fatti esplodere nel 1948, quando i lavori iniziarono ufficialmente.

Ziolkowski lavorò alla scultura fino alla sua morte, avvenuta nel 1982, all’età di 74 anni, sedici anni prima che il viso della scultura fosse completato. Lo scultore si impegnò affinché si trattasse di un progetto no-profit e per esso lavorò gratuitamente. Negli anni successivi venne introdotto un biglietto d’ingresso, garantendo però l’accesso gratuito ai nativi americani.

L’opera titanica a 70 anni dall’inizio dei lavori

Merita senza dubbio di essere considerata l’ottava meraviglia del mondo poiché quando sarà terminata, sarà larga 195 metri ed alta 172, il che la rende la più grande scultura nella storia dell’umanità. Per fare un paragone, le teste scolpite sul Monte Rushmore sono alte solamente 18 metri.

“Credeva che niente fosse impossibile se si è disposti a lavorare abbastanza duramente e pagarne il prezzo”, ha detto la moglie dello scultore, Ruth nel 2013. Ha continuato il progetto dagli anni ’80 e dal 2010 come presidente e CEO del Fondazione del Crazy Horse Memorial. Ruth Ziolkowski è morta il 21 maggio 2014, all’età di 87 anni e sette dei suoi dieci figli lavorano al progetto ancora oggi.

Korczak e Ruth Ziolkowski nel 1982

Però non tutti i nativi sono d’accordo con la realizzazione di questo monumento, alcuni pensano che sia in qualche modo offensivo. Ad esempio, Elaine Quiver, discendente di Cavallo Pazzo, in un’intervista a Voice of America, ha dichiarato che Orso in Piedi non ebbe alcun mandato per far iniziare i lavori.

“Non rispetta la nostra cultura perché non abbiamo dato il permesso di intagliare le sacre Colline Nere dove sono sono seppelliti i nostri antenati. Più ci penso, più la vedo come una profanazione della nostra cultura. Non solo di Cavallo Pazzo, ma di tutti i nativi”.
Elaine Quiver

Dopo 50 anni di lavoro, nel 1998, è stata completata la testa, ma nessuno sa esattamente quando sarà terminato l’intero monumento. I problemi, più che di ordine economico, sono di natura pratica: basti pensare che il solo disegno delle labbra di Cavallo Pazzo ha richiesto due anni di lavoro.

Una cosa è certa, completata o meno, quest’opera è già grandiosa e pur non sapendo cosa ne avrebbe pensato Cavallo Pazzo, sentiamo che il suo spirito aleggia libero, sotto lo sguardo severo dei Presidenti.