Sei nel bosco e mangi un’arancia. Dalla natura alla natura, pensi, e lasci le bucce ai piedi di un albero. Se non le mangia qualche scoiattolo, saranno concime molto presto… ne sei sicuro?
Anche se non è tua abitudine lasciare resti di cibo, ti sarà capitato di trovarne in giro per parchi e sentieri nella Natura. Avrai pensato che è meglio quello che lasciare sacchetti di plastica e altri rifiuti. L’idea comune è che la natura sia in grado di metabolizzare materiale organico in brevissimo tempo e che gli animali lo mangeranno senza difficoltà, ma la realtà può essere molto diversa. Facendo dei semplici esperimenti, è stato osservato che dopo sei mesi, le bucce di arancia non sono state mangiate affatto, si sono invece seccate, quelle di banana erano semplicemente annerite e anche se poco riconoscibili, ancora compatte. Perfetto, allora magari proviamo a sotterrarle? Sei mesi dopo possiamo riconoscere ancora tutto il materiale. Se hai in mente il compost e vuoi ricrearlo nel bosco o su un altopiano, saprai anche che per prepararlo in giardino occorrono dai tre agli otto mesi, in un ambiente particolare e con precise caratteristiche, cosa che in natura difficilmente possiamo trovare.
Non come la plastica, ma quasi
Il risultato delle ricerche ha dimostrato che le bucce di banana possono impiegare fino a due anni per decomporsi, mentre le bucce d’arancia possono metterci anche più di sei mesi.In un ambiente arido, le bucce d’arancia, possono addirittura seccarsi e conservarsi per decine di anni. Se si considera che le bucce degli agrumi contengono dei repellenti naturali degli insetti, ben pochi animali sono interessati a mangiare qualcosa di tossico e certamente dal gusto ben poco invitante. Stessa cosa per le bucce di banana, non certo il cibo preferito di scoiattoli e roditori che, in natura, sono interessati a cibi più nutrienti e adatti al loro metabolismo.
Un torso di mela è certamente più invitante, ma siamo sicuri che ci siano animali capaci di digerire alimenti non presenti nel loro ecosistema? Magari lo mangiano, ma potrebbe risultare indigesto, se non peggio.
Ma ora proviamo a pensare in grande. Ci sono parchi, boschi e sentieri frequentati ogni anno da migliaia di persone, se non da milioni come nei grandi parchi americani come ad esempio il Gran Canyon, che ne ospita 6 milioni l’anno. Facendo una stima generosa possiamo stabilire che almeno il 10% delle persone penserà quello che avete letto nell’incipit dell’articolo: la natura si prenderà cura dei miei rifiuti organici, ad esempio di un solo torso di mela. Questo significa che ne troveremo ben 60.000! Non sembra più una cosa che fa sorridere, vero?
Perché non dare cibo agli animali selvatici
Se poi parliamo di cibi confezionati, la cosa è ancor più grave. Zuccheri e grassi lavorati non fanno bene a noi e non fanno bene agli animali. In alcuni parchi è vietato dar da mangiare alle marmotte per una motivazione che va oltre il livello di colesterolo nel sangue: i rischio è di farle ingrassare talmente tanto da renderle difficoltosa la fuga dagli orsi.
Negli ambienti desertici invece, gli animali hanno altre problematiche specifiche.Molte di queste creature non vivono vicine a delle fonti d’acqua e quindi ottengono i liquidi necessari dal cibo che mangiano. Il loro metabolismo però non è in grado di espellere il sale in eccesso presente nel sangue e questo significa che mangiare alimenti salati potrebbe anche ucciderli.
In generale, gli animali che pur vivendo in natura mangiano cibo portato dagli umani, si trovano tutti a dover affrontare problemi nel lungo periodo. I più grandi tenderanno a diventare aggressivi e a cercare cibo nei campeggi, negli accampamenti, mentre quelli piccoli potrebbero risentirne a livello metabolico e quando la stagione delle escursioni è finita, potrebbero non aver mangiato correttamente per essere in grado di affrontare l’inverno.
In linea di principio dovrebbe passare il concetto che la Natura ha già degli equilibri funzionanti e vincenti, l’uomo deve interferire il meno possibile e questo significa anche rimettere nello zaino le innocue bucce di arancia che, in definitiva, non peseranno certo più dell’arancia che abbiamo appena mangiato.