Quando Henry Beston programma di trascorrere due settimane in un cottage sul mare, non può immaginare che sarebbe rimasto per un anno.
Rapito dalla bellezza del luogo, semplicemente “non poteva andare”. È così che nasce La casa estrema, la cronaca di un anno trascorso sulle dune di Cape Cod, un classico della letteratura americana.
Nel 1925, Henry Beston costruì un cottage di due stanze sulla riva di Cape Cod come casa per le vacanze. Nel settembre del 1926 andò a trascorrere due settimane lì, ma “trascorsi quindici giorni mi attardai, e mentre l’anno volgeva verso l’autunno, la bellezza e il mistero di questa terra e del mare si impossessarono di me e mi impedirono di andare.“
Invece di ripartire, cercò di cogliere a parole le meraviglie del paesaggio selvaggio in cui si trovava: le migrazioni degli uccelli marini, i ritmi della marea, le dune spazzate dal vento e le stelle di un cielo sempre diverso.
Beston lasciò la spiaggia nell’autunno del 1927, con diversi taccuini pieni di materiale. Henry Beston si è descritto come uno scrittore-naturalista e lo dimostra nelle pagine della sua opera: ogni stagione dell’anno è descritta con amore. I malanni dell’uomo moderno gli erano già chiari, ma sorprendentemente, anche quelli provocati dall’inquinamento degli oceani, e siamo solo nel 1926!
Henry Beston morì nel 1968 e non ebbe modo di vedere la sua amata casa, spazzata via da una tempesta che la trascinò completamente in mare, nel 1978.
Un libro che parla con amore della Natura in tutte le sue manifestazioni, della necessità da parte dell’uomo moderno di riscoprirla, non solo ludicamente, ma per non perdere sé stesso.
“In un mondo più antico e completo del nostro, [gli animali] si muovono in modo perfetto e compiuto, dotati di gamme sensoriali che noi abbiamo perso o non abbiamo mai posseduto, e vivono seguendo voci che mai noi avremo occasione di udire. Non sono né confratelli né subalterni; sono popoli altri, catturati insieme a noi nelle maglie della vita e del tempo, compagni di prigionia dello splendore e del travaglio della terra.”
Henry Beston