Libri di viaggio

10 libri di viaggio che ti prendono e ti portano via

I migliori libri di viaggio catturano l’essenza di ciò che significa viaggiare: l’incontro di luoghi e persone, la scoperta di culture e nuovi panorami, vivere legami e addii.

Esperienze di vita tascabili, nello spazio e nel tempo. Le parole prendono vita e non puoi fare a meno di lasciarti catturare da ciò che viene descritto. Un grande libro di viaggio può trasportare la tua mente lontano, in attesa che anche il tuo corpo la segua, alla ricerca di quelle stesse esperienze da vivere in prima persona.
Ecco la nostra Top 10 di libri di viaggio e di viaggiatori, da leggere almeno una volta nella vita.

L’ultima spiaggia, di Alex Garland

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Richard, il protagonista di questo racconto, è un giovane inglese amante dell’avventura. In vacanza a Bangkok, nell’albergo in cui si trova, viene svegliato di notte dal vicino di stanza ubriaco, che gli parla di una misteriosa spiaggia. Richard trova il giorno dopo il morto suicida, e una mappa attaccata alla porta della stanza. Insieme a una coppia di turisti francesi, scoprirà l’isola vietata al turismo di massa e abitata da una comunità sui generis, che si è data proprie regole di vita. Questo libro NON è spensierato, anzi diventa piuttosto dark. Ha una piccola parte interessante su Bangkok, ma la maggior parte del libro si svolge sulla “spiaggia”.

“La fregatura è che tutti hanno avuto la stessa idea… Si viaggia migliaia di miglia per poi guardare la tv e alloggiare in un posto che ha gli stessi comfort di casa nostra. Dovete chiedervi: tutto questo a che serve?”

Noto per il suo adattamento cinematografico con Leonardo di Caprio, tutto ciò che riguarda questo libro è ben fatto e trasporta il lettore in un sogno della maggior parte dei viaggiatori occidentali – un’isola perfetta, incontaminata dalla cultura commerciale e un luogo ideale per le persone idealiste da allestire. Per plasmare le loro vite. Cosa cambierà l’arrivo di Richard? Si adatterà? O non lo farà?

Sulla strada, di Jack Kerouac

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Sal Paradise, un giovane newyorkese con ambizioni letterarie, incontra Dean Moriarty, un ragazzo dell’Ovest. Uscito dal riformatorio, Dean comincia a girovagare sfidando le regole della vita borghese, sempre alla ricerca di esperienze intense. Dean decide di ripartire per l’Ovest e Sal lo raggiunge; è il primo di una serie di viaggi che imprimono una dimensione nuova alla vita di Sal. La fuga continua di Dean ha in sé una caratteristica eroica, Sal non può fare a meno di ammirarlo, anche quando febbricitante, a Città del Messico, viene abbandonato dall’amico, che torna negli Stati Uniti.

“Cos’è quella sensazione che si prova quando ci si allontana in macchina dalle persone e le si vede recedere nella pianura fino a diventare macchioline e disperdersi? È il mondo troppo grande che ci sovrasta, è l’addio. Ma intanto, ci si proietta in avanti verso una nuova, folle avventura sotto il cielo.”

Kerouac catturò lo spirito dei Beats che in seguito sarebbero diventati gli hippy degli anni ’60 (ma senza la guerra del Vietnam) sia nella sua gloria che nel suo squallore. Il libro è allo stesso tempo bello ed edificante, disperato e deprimente. Indipendentemente da come si reagisce ad esso, è veramente una delle grandi opere dell’espressione dello spirito americano nel periodo post-seconda guerra mondiale.

I viaggi di Jupiter, di Ted Simon

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In quattro anni ha coperto 78.000 miglia attraverso 45 paesi, vivendo con contadini e presidenti, in carceri e palazzi, attraverso guerre e rivoluzioni. L’esperienza raccontata da Ted Simon ha ispirato migliaia di centauri tra cui Ewan McGregor, che da questo libro ha tratto la serie televisiva Long Way Round, in cui l’attore insieme a Charley Boorman compie un viaggio intorno al mondo in motocicletta. Partito il 6 ottobre 1973 in sella a una Triumph, Ted Simon ha viaggiato per quattro anni in solitaria attraverso deserti, montagne, oceani e giungle, superando incolume la guerra tra Egitto e Israele, la rivoluzione in Mozambico e in Perù, il fuoco dei cecchini afghani e le carceri brasiliane. È caduto e si è rialzato centinaia di volte grazie alla forza del suo spirito e all’incontro con uomini straordinari.

“Quando rimase a secco anche il serbatoio di riserva e il motore tossicchiò per poi spegnersi, mi ritrovai a una ventina di chilometri da Gaya. […] Infilai i guanti nel casco, e mi guardai attorno: un’interminabile strada di campagna che sfumava in un campo di verde frumento. Chissà chi mi avrebbe aiutato questa volta, e chissà cosa sarebbe successo. Non avevo dubbi: qualcuno mi avrebbe aiutato, e la ruota della fortuna avrebbe girato a mio favore. Ci avevo messo anni a raggiungere quell’incrollabile fiducia e quella calma serafica; così aspettai, compiacendomi di quel pensiero.”

Ritornato in Europa nel 1977, ha raccolto le sue esperienze in questo libro conquistando il cuore di ogni viaggiatore. I viaggi di Jupiter è il testamento spirituale di un uomo che ha avuto il coraggio di abbandonarsi al richiamo dell’avventura, sperimentando la fragilità della vita e al tempo stesso la sua infinita bellezza.

Nelle terre estreme, di Jon Krakauer

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Nell’aprile del 1992 Chris McCandless si incamminò da solo negli immensi spazi selvaggi dell’Alaska. Due anni prima, terminati gli studi, aveva abbandonato tutti i suoi averi e donato i suoi risparmi in beneficenza: voleva lasciare la civiltà per immergersi nella natura. Non adeguatamente equipaggiato, senza alcuna preparazione alle condizioni estreme che avrebbe incontrato, venne ritrovato morto da un cacciatore, quattro mesi dopo la sua partenza per le terre a nord del Monte McKinley. Accanto al cadavere fu rinvenuto un diario che Chris aveva inaugurato al suo arrivo in Alaska e che ha permesso di ricostruire le sue ultime settimane. Jon Krakauer si imbattè quasi per caso in questa vicenda, rimanendone quasi ossessionato, e scrisse un lungo articolo sulla rivista “Outside”, che suscitò enorme interesse. In seguito, con l’aiuto della famiglia di Chris, si è dedicato alla ricostruzione del lungo viaggio del ragazzo: due anni attraverso l’America all’inseguimento di un sogno.

“Il vero raccolto della mia vita quotidiana è qualcosa di altrettanto intangibile e indescrivibile dei colori del mattino e della sera. È un po’ di polvere di stelle afferrata – un segmento di arcobaleno che abbiamo preso con una mano.”

Questo libro, in cui Krakauer cerca di capire cosa può aver spinto Chris a ricercare uno stato di purezza assoluta a contatto con una natura incontaminata, è il risultato di tre anni di ricerche ed ha ispirato Sean Penn nel suo adattamento cinematografico, Into the Wild.

Vagabonding. L’arte di girare il mondo, di Rolf Potts

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Vagabonding ti insegna come viaggiare (e pensare), non solo per un viaggio, ma per il resto della tua vita. Il vagabondaggio non è meramente un viaggio in solitario che può durare sei settimane, due mesi o quattro come dice l’autore, ma uno stato d’animo.

“Il valore dei tuoi viaggi non dipende da quanti timbri hai sul tuo passaporto quando torni a casa – l’esperienza di un singolo paese con le sue morbide sfumature è sempre migliore dell’esperienza frettolosa e superficiale di quaranta paesi .”

L’autore ci spiega che si tratta di uno stimolo a intraprendere un viaggio “antisabbatico”, una prova con se stessi che comincia ben prima di svolgere il percorso stabilito. Trovare il denaro per realizzarlo, non attaccarsi troppo alle abitudini cittadine, finanziarsi e risparmiare in previsione di una nuova esperienza, questo è lo scopo del vagabondaggio proposto dall’autore. E una volta tornati a casa, tesaurizzare interiormente l’esperienza.

Viaggi con Charley. Alla ricerca dell’America, di John Steinbeck

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Nel settembre 1960 John Steinbeck affronta un viaggio attraverso gli Stati Uniti a bordo di un furgoncino chiamato Ronzinante in compagnia del barboncino Charles Le Chien, detto Charley. Lo scrittore ha sempre amato viaggiare e alle soglie dei sessant’anni sente che deve uscire di casa alla ricerca di ispirazione e di storie nuove per i suoi racconti e romanzi. Dalle piccole cittadine alle grandi metropoli fino ai paesaggi selvaggi, in questo libro ritroviamo lo sguardo maturo dello scrittore, e la sua curiosità e sensibilità per ogni aspetto della vita, umana e naturale.

“Quando il virus dell’irrequietezza comincia impadronirsi di un uomo caparbio,la vittima deve anzitutto trovare in se stessa una ragione buona e sufficienteper andare. Ciò non è difficile al vagabondo attivo.”

Un resoconto unico che offre uno spaccato dell’America degli anni sessanta, fatto di ritmi quotidiani, incontri con persone umili come un garagista o un negoziante, problemi vecchi e nuovi, come la questione razziale nelle periferie o l’inquinamento dei fiumi. Steinbeck rivela un acume unico nell’osservare la realtà dalla prospettiva degli umili e una vena lirica inconfondibile nel descrivere un’America che scopriamo pagina dopo pagina, chilometro dopo chilometro.

L’alchimista, di Paulo Coelho

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L’Alchimista è la storia di una iniziazione. Ne è protagonista Santiago, un giovane pastorello andaluso il quale, alla ricerca di un tesoro sognato, intraprende quel viaggio avventuroso, insieme reale e simbolico, che al di là dello Stretto di Gibilterra e attraverso tutto il deserto nordafricano lo porterà fino all’Egitto delle Piramidi.

“Possiedo solo il presente ed è il presente che mi interessa. Se riuscirai a mantenerti sempre nel presente, sarai un uomo felice. La vita sarà una festa, un grande banchetto, perché è sempre e soltanto il momento che stiamo vivendo.”

Il miraggio, qui, non è più solo la mitica Pietra Filosofale dell’Alchimia, ma il raggiungimento di una concordanza totale con il mondo, grazie alla comprensione di quei “segni”, di quei segreti che è possibile captare solo riscoprendo un Linguaggio Universale fatto di coraggio, di fiducia e di saggezza che da tempo gli uomini hanno dimenticato.

Atlas Obscura. Guida alle meraviglie nascoste del mondo, di di Joshua Foer e Dylan Thuras

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Qui ci sono le meraviglie naturali: le abbaglianti caverne di lucciole della Nuova Zelanda, o un baobob in Sud Africa così grande che ha un pub all’interno dove 15 persone possono bere comodamente. Meraviglie architettoniche, tra cui il M.C. Stepwell in stile Escher in India. Eventi da capogiro, come il Baby Jumping Festival in Spagna, dove uomini vestiti da diavoli vanno letteralmente a sorvolare file di bambini che si dimenano. Per non parlare del Grande Organo di Stalacpipe in Virginia, il buco di fuoco di 45 anni del Turkmenistan chiamato Porta dell’Inferno, bare che pendevano da un lato di una scogliera nelle Filippine, eccentrici musei di ossa in Italia, o un’invenzione meteorologica che era alimentata dalle sanguisughe, ancora in mostra nel Devon, in Inghilterra.

“In realtà, molti dei luoghi di questo libro non sono affatto “destinazioni turistiche” e non dovrebbero essere considerati tali. Altri sono così fuori mano, così difficili da raggiungere o (almeno in un caso) così in profondità sotto la superficie terrestre, che pochi lettori riusciranno mai a visitarli. Però esistono, e condividono con noi questo pianeta strano e meraviglioso.”

Atlas Obscura si diletta in ciò che è strano, inaspettato, trascurato, nascosto e misterioso. Ogni pagina espande il nostro senso di quanto sia strano e meraviglioso il mondo. E con le sue avvincenti descrizioni, centinaia di fotografie, grafici sorprendenti, mappe per ogni regione del mondo, è un libro che puoi aprire ovunque.

In un paese bruciato dal sole. L’Australia, di Bill Bryson

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Armato di taccuino e di una dose inesauribile di entusiasmo, ironia e curiosità, Bryson ha attraversato in treno l’interno desertico dell’Australia, da Sidney a Perth, lungo la leggendaria Indian Pacific, con i suoi 468 chilometri di estensione. Ha guidato nelle città e lungo le strade costiere, ha camminato nei parchi e navigato su fiumi e tratti di mare, ha incontrato nostalgici hippy e vecchie signore strampalate.

“Avete presente quelle giornate terse, quando il sole risplende con tanta intensità da rendere gli oggetti più banali del paesaggio luminosi come non mai, tanto che edifici e strutture che di solito non degnate di uno sguardo vi appaiono d’improvviso interessanti, se non belli? Be’, in Australia sembra che quella luce ce l’abbiano più o meno sempre.”

Ayers Rock e la Grande barriera corallina, il bush e la spinifex, i serpenti velenosi e i canguri, Sydney e Canberra, gli aborigeni, i vecchi hippy e i surfisti in cerca della grande onda… il “catalogo australiano”, insomma, è completo, e non poche saranno anche le sorprese. Tutto raccontato con la partecipazione emotiva, l’allegria stilistica e l’umorismo che hanno fatto di Bryson lo scrittore di viaggi più letto, e divertente, al mondo.

Ombre sulla Via della seta, di Colin Thubron

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La storia millenaria, e in gran parte consegnata alla leggenda, della Via della Seta continua ad affascinare segretamente la modernità. In un viaggio tra misticismo, conflittualità, mistero, Colin Thubron ripercorre le strade che per secoli hanno dato vita a una “globalizzazione”, arcaica quanto febbrile, di cui la seta divenne il simbolo. Il confronto con l’attualità suggerisce che neppure le devastazioni più feroci – dalle orde di Tamerlano al flagello della SARS – possono cancellare simili legami ancestrali. La Cina moderna, lo smarrimento delle repubbliche ex URSS, l’Afghanistan dilaniato da decenni di conflitti, le contraddizioni dell’Islam: tutto questo rivive nel racconto di Thubron, in una ricerca minuziosa fra le rovine di epoche lontane che riemergono nei resti di un minareto nel deserto, nelle iscrizioni intraducibili di un tempio perduto, nei tratti somatici delle persone incontrate.

Cento motivi reclamano la partenza. Si parte per entrare in contatto con altre identità umane, per riempire una mappa vuota. Si ha la sensazione che quello sia il cuore del mondo. Si parte per incontrare le molteplici forme della fede. Si parte perchè si è ancora giovani e si desidera ardentemente essere pervasi dall’eccitazione, sentire lo scricchiolio degli stivali nella polvere; si va perchè si è vecchi e si sente il bisogno di capire qualcosa prima che sia troppo tardi. Si parte per vedere quello che succederà.

La Via della Seta finisce per assumere su di sé il significato più oscuro – pauroso quanto attraente – del viaggio stesso: la sensazione di partire e di smarrirsi nel deserto.

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